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La pandemia non ha risparmiato le famiglie religiose, anzi, ha comportato gravi perdite proprio tra coloro che hanno continuato a mostrare la loro generosità accanto agli ultimi.
Le sorelle della Congregazione di San Giuseppe di Pinerolo hanno vissuto sulla loro pelle questo dramma. Ascoltiamo dalla voce di sr Marirosa Orlando la loro esperienza.
“La nostra Congregazione di Pinerolo, come tante altre e come tantissime famiglie, ha avuto un contatto diretto con la pandemia.
Nella prima ondata, durante il lockdown, tutte le suore di Casa Madre (oltre venti e parecchie di età decisamente avanzata) sono state contagiate.
È stato un periodo molto duro per tutte: per loro che necessitavano di aiuto e per noi che non potevamo stare loro vicine. Mancava il personale di pulizia e le due suore infermiere in pensione avevano sintomi pesanti: un volontario, saputa la situazione, ha iniziato a prestare servizio infermieristico alcune ore ogni giorno, sostenendo anche moralmente le due o tre suore che, pur contagiate, cercavano di accudire le più anziane.
Alcune sorelle sono state ospedalizzate e poi accolte in strutture ospedaliere in convalescenza per parecchio tempo, anche perché la comunità di Casa Madre non poteva ancora accoglierle, essendoci ancora casi di positività.
Nel frattempo, anche una quindicina di sorelle della comunità di Casa Nazareth, la nostra infermeria, e alcune colf hanno contratto il coronavirus: due di loro sono morte. Davvero molto triste è stato non poter celebrare i funerali anche di altre due suore morte in quel periodo.
L'estate ci ha dato un po’ di respiro e a fine settembre abbiamo avuto la gioia di poterci radunare in Casa Madre, sia pur con la mascherina e distanze di sicurezza, per ufficializzare personalmente la nostra volontà di entrare a far parte della Congregazione delle suore di San Giuseppe di Chambéry.
Poco dopo la ripresa delle attività scolastiche, anche la mia comunità, che vive all’Istituto Maria Immacolata, ha dovuto affrontare il Covid: positive tre suore su cinque. Chiuse nella clausura dei nostri appartamenti, sentivamo le voci dei bambini e dei ragazzi che continuavano a frequentare in presenza. I laici che lavorano nel nostro plesso, con il loro impegno e la loro dedizione, hanno permesso che la complessa macchina non fermasse la sua attività. Personalmente non ho mai smesso di insegnare perché già ero in didattica a distanza. Ora continuiamo ad insegnare, ma in didattica integrata: quasi in ogni classe, i ragazzi più fragili sono seguiti in presenza e, contemporaneamente, ogni insegnante si collega con il resto del gruppo. Stiamo imparando, come gli allievi e le loro famiglie, ad adeguarci ad ogni situazione.
A novembre nella comunità di “Casa Famiglia”, dove accogliamo ragazzi in difficoltà e mamme con bambini, altre due suore sono state contagiate dal Covid, superando con pazienza questo tempo di malattia e isolamento.
Ancora un’altra nostra piccola comunità a Torino, inserita in una Scuola materna, ha dovuto affrontare il problema del contagio di due suore in due periodi diversi.
Ogni esperienza, logicamente, ha causato qualche nuova fragilità di salute, diminuendo energie e lasciando una certa stanchezza fisica o altri disturbi, ma l’appoggio delle sorelle, la condivisione, la preghiera comunitaria e la fiducia in Dio permettono di continuare il cammino nella serena quotidianità.
Ringraziamo il Signore per l’aiuto che ci ha donato e per le persone che ci hanno accompagnate e supportate nei momenti di difficoltà e di fatica, anche con scritti e frequenti telefonate. Siamo nelle mani di Dio e questa è la nostra forza”.
sr Marirosa Orlando
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