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Il 24 marzo 2021 si celebra la ventinovesima Giornata dei missionari martiri.
Nella stessa data, 41 anni fa, mons. Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador, veniva assassinato durante la celebrazione della messa, punito per le sue denunce contro le violenze della dittatura militare nel Paese.
Condividiamo alcuni punti delle riflessioni proposte dalla Fondazione Missio per questa giornata.
Direttamente sul sito https://www.missioitalia.it/giornata-dei-missionari-martiri-2021/ potete consultare tutto il materiale che viene messo a disposizione.
"Al termine di ogni anno l’Agenzia Fides condivide dei dati che consentono di cogliere dettagli interessanti dal punto di vista storico e statistico. Ad esempio, colpisce il fatto che negli ultimi dieci anni il numero più elevato di missionari e operatori pastorali uccisi si è registrato in Paesi americani a maggioranza cattolica. Si fa notare anche il progressivo aumento del numero di Paesi e aree geografiche in cui viene sparso il sangue dei missionari. Ma a rimanere impressi sono soprattutto i cenni biografici delle singole vittime, e i racconti asciutti delle circostanze in cui hanno offerto il loro ultimo sacrificio. Lì si coglie con mano che la gran parte di loro sono stati raggiunti da morte violenta nella luminosa ordinarietà delle loro vite intrecciate alle vite degli altri, al servizio del bene di tutti, compresi – a volte – i loro stessi carnefici. In tante delle loro morti cruente non si ravvisa neanche il movente dell’odio religioso. Sono stati spesso uccisi da una rabbia e da una violenza senza ragione, da una ingratitudine che svela il mistero del male, come dice Gesù nel Vangelo di Giovanni («Questo perché si adempisse la parola scritta nella loro Legge: Mi hanno odiato senza ragione.», Gv 15, 25). La loro testimonianza usque ad effusionem sanguinis spesso non si è compiuta nel vortice impetuoso di eroiche imprese missionarie, magari lontano dalle loro terre d’origine, ma è fiorita nella trama dei loro gesti più abituali, in mezzo alle occupazioni di ogni giorno. Molti di loro – così è stato detto, parafrasando un’espressione cara a Papa Francesco – sono veri e propri “martiri della porta accanto”. Percepiamo la vicinanza delle loro vite intrecciate alle nostre. Possiamo riconoscere con gratitudine il singolare accento di prossimità con cui si manifesta, in questo nostro tempo, l’impronta del martirio che accompagna tutto il cammino della Chiesa nella storia".
Nel dossier Fides sui testimoni uccisi nel 2020 ritroviamo anche la storia di don Roberto Malgesini, il prete lombardo accoltellato a morte da una delle innumerevoli persone da lui soccorse, nel suo sacerdozio speso a servire le persone più fragili e in difficoltà.
La vicenda martiriale della Chiesa non si è chiusa con le passioni dei primi martiri cristiani, e nemmeno con le schiere di nuovi martirizzati nei mattatoi della storia del Novecento. Anche Papa Francesco, nel suo magistero, ripete che «Sempre ci saranno i martiri tra noi: è questo il segnale che andiamo sulla strada di Gesù» (Udienza generale, 11 dicembre 2019).
"Nella Scrittura diverse volte ci è rivolto un invito: non abbiate paura. Il profeta Isaia scrive: «Non temere, io ti vengo in aiuto». Parole che nelle difficoltà di ogni giorno tornano alla mente come negli ultimi istanti della vita dei martiri. È Dio che coglie le nostre fragilità e debolezze e corre al nostro fianco".
"Allo stesso modo anche noi possiamo farci portatori della bontà consolatrice del Padre ed essere dono per gli altri. I testimoni della fede cristiana hanno percepito la presenza di Dio nella loro vita e per questo hanno abbracciato la stessa sorte dei perseguitati, degli impoveriti e degli ultimi. Hanno intrecciato le loro vite con quella del Padre e dei fratelli scegliendone lo stesso destino: non la morte ma la vita eterna.
Ciò che i missionari martiri ci lasciano in eredità è l’invito a riscoprire la bellezza che abita questo mondo. Ogni creatura è un immenso tempio di Dio sulla Terra, capace di accogliere, ascoltare e sanare le ferite. Entrarvi significa coglierne la ricchezza e farsene custodi".