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In questo momento tragico che stiamo vivendo in Italia, in Europa e nel mondo intero, a causa della pandemia di coronavirus, si potrebbe correre il rischio di rinchiudersi in se stessi, isolarsi ed essere ossessionati dalle notizie quotidiane di contagi e decessi. A questa possibilità hanno contribuito anche le misure adottate dal Governo per contenere la diffusione del virus che ci obbligano a rimanere a casa.
Dopo un primo momento di disorientamento, la comunità di Ferentino (Fr) delle suore di San Giuseppe di Chambery si è interrogata su come continuare a vivere e a mantenere le relazioni, nel rispetto delle misure di sicurezza. I mezzi di comunicazione hanno aiutato molto: telefono, Whatsapp, Skype, Zoom.
Si mantengono i contatti con gli anziani e i malati del centro storico – dove le suore vivono. Contatti che sono tenuti, in particolar modo, da suor Anna Vincenzina, membro della comunità, che telefona loro spesso per non farli sentire soli e dimenticati.
Videochiamate e Whatsapp hanno permesso di comunicare e condividere con il gruppo di laici che sta facendo un cammino spirituale con la comunità, incontrandosi due volte al mese.
Whatsapp, poi, è stato molto utile al gruppo di operatori evolontari del Centro di Ascolto Caritas, di cui è parte suor Margherita. I contatti sono molto frequenti e si condividono le modalità per continuare a seguire le famiglie con precarie condizioni economiche, con problemi di salute e che necessitano di un sostegno.
Sono state importanti anche le relazioni con le altre comunità della Provincia e con il Consiglio provinciale. Il giorno della festa di San Giuseppe tutte le suore hanno rinnovato i voti insieme via Skype; è stata un’esperienza unica perché, in tempi ordinari, nessuna avrebbe potuto pensare a questa possibilità. Quotidianamente le suore sono in contatto, soprattutto con Whatsapp.
La comunità di Ferentino, inserita in un Centro che accoglie donne vittime di violenza – spesso con figli -, anche in questo tempo di pandemia, continua a stare accanto ad ogni ospite come sempre; ma è stata molto preoccupata perché, proprio dopo le misure prese dal governo, l’équipe di coordinamento – di cui fa parte suor Rosalba – ha deciso di accogliere una giovane ventenne con una bambina di un anno, in grave difficoltà. Sono state adottare tutte le precauzioni per vivere all’interno della struttura una sorta di quarantena, poiché non era chiaro se il nuovo nucleo avesse avuto contatti con persone contagiate e/o asintomatiche. Sono stati quindici lunghi giorni ma grazie a Dio e a San Giuseppe, a cui le suore affidano sempre le ospiti, è andato tutto bene.
Non essendo possibile partecipare alle celebrazioni liturgiche, la comunità ha intensificato la preghiera e gli incontri comunitari, le condivisioni spirituali, che aiutano tutte a mantenersi sveglie, per capire cosa il Signore vuole dire a tutta l’umanità con questo evento catastrofico e alla vita religiosa in particolare.
Margherita Corsino csj