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Una riflessione per incarnare la Pasqua attraverso la missione.
Sr Alessandra Chiarini csj ci aiuta a farlo partendo dalla sua missione, quella di insegnante di sostegno.
Siamo arrivati a vivere la settimana santa, la seconda in preparazione alla Pasqua dall’inizio della pandemia.
Papa Francesco nella recita dell’Angelus di domenica delle Palme, 28 marzo, ha detto che lo scorso anno eravamo “più scioccati”, quest’anno siamo tutti “più provati” da questo virus e dalle conseguenze che continua a provocare in tutti gli ambiti del vivere personale, sociale ed economico.
Io lavoro nell’Istituto comprensivo Vincenzo Galilei a Pisa, sono una maestra di sostegno e posso dire che si sta lavorando tra molte difficoltà, una che riassume tutte le altre è la precarietà e l’imprevisto. Lascio immaginare come sia difficile gestire cambiamenti e contrattempi quando si lavora con le persone, i colleghi, con i bambini, con le esigenze delle famiglie. In questi mesi di scuola la mia classe è stata messa in quarantena all’inizio di Novembre e dopo questo tempo in cui si è usata la didattica a distanza, abbiamo avuto un andamento in cui alcuni bimbi e qualche maestra sono stati messi in quarantena. Ho ammirato il comportamento dei bambini i quali sembrano essersi abituati alle norme di restrizione da tenere a scuola, sia in classe che durante la ricreazione, durante la mensa che si prepara in classe, negli spostamenti all’interno del plesso scolastico. È speciale la loro capacità di adattarsi a questa nuova situazione. Nei bambini in età della scuola primaria credo sia più “facile” questo adattamento per ragioni di fasi della crescita e dei bisogni che questa età richiede, sappiamo infatti quanto invece questo sia più difficile per i ragazzi in età adolescenziale.
La scorsa settimana tutto lasciava presagire che lunedì 29 e martedì 30 marzo avremmo continuato le lezioni in presenza prima delle vacanze di Pasqua… invece il sabato precedente abbiamo appreso che la Toscana sarebbe divenuta rossa e dunque… anche se per soli due giorni si tornava in DAD e…. tra le altre cose, niente lavoretti di Pasqua, poiché erano rimasti in classe.
La Pasqua. Per me vivere questa Pasqua è cercare dentro il buio della precarietà serpeggiante e della paura dove per primo è passato Gesù stesso, un aggancio alla speranza che nasce dalla fede in colui che ci ha promesso la risurrezione. Una resurrezione che è passaggio, cammino, conversione, sguardo nuovo su se stessi e sulla realtà nonostante le difficoltà evidenti. È lasciare la paura e la sfiducia finalmente là, sul sepolcro vuoto di incertezze pressanti, come le bende che hanno ricoperto il corpo di Gesù. Sono ormai abbandonate! Le donne che arrivano al sepolcro vedono la pietra tolta, vuoto il sepolcro e la luce che ne promana. Dopo un naturale smarrimento ricevono un compito, quello di annunciare ad altre persone la gioia che Gesù è risorto, non è nel sepolcro, che per noi uomini e donne è data una nuova opportunità di rinascita alla vita. Questa conversione dal dubbio iniziale alla fiducia crescente, dalla tristezza alla gioia di una nuova vita, è paradigma, anche, dell’azione educativa di ogni insegnante.
Chi opera nel sostegno deve, ed è un must convinto, fare quanto è possibile perché il bimbo o la bimba di cui è responsabile possa percepire questa fiducia nelle possibilità individuali di ciascuno, deve ascoltare prima di tutto come quell’alunno “funziona”, cosa comunica quando mette in atto comportamenti problema, e lasciarsi interpellare e interpellare e interpellare, sempre. Deve coltivare uno sguardo amorevole fino a che si stabilirà un’alleanza educativa perché il bimbo/a sentirà che la maestra gli vuole bene. Allora da qui in poi ci potranno essere episodi di rinascita, di cambiamento verso un di più.
Accanto a questo però ci vuole molta resilienza e capacità di vivere le inevitabili frustrazioni che possono manifestarsi, essere consapevoli che gli attori in scena sono molteplici e i fattori che possono favorire o ostacolare il successo o meno di un’azione educativa non si esauriscono solo tra bimbo e insegnante di sostegno ma coinvolgono tutte le persone presenti, le colleghe/i, i compagni, gli spazi, la classe e altri elementi come, non meno importanti, gli imprevisti. Tutto il contesto favorisce o meno lo sviluppo della strategia educativa messa in atto. Per questo è fondamentale saper agire come team sul bimbo. Questo operare sull’ambiente e le persone è mirabilmente descritto in una frase dal professor Andrea Canevaro, quando dice che il ruolo dell’insegnante di sostegno è quello di “rendere competenti i contesti”.
Operare sui contesti significa preparare il terreno, gettare e coltivare piccoli semi, quelli meno evidenti ad occhi distratti ma essenziali per favorire processi di conoscenza, accoglienza, di comunicazione, di possibilità, tutto accompagnato da una grande fiducia nel potenziale umano, sempre.
Credo fortemente nel lavoro di chi intesse con costanza, sacrificio e resilienza relazioni dove la fiducia e il supporto è premessa base perché i bambini, tutti, possano evolvere nella scoperta della bellezza che ognuno di loro porta dentro. Anche questa è una Buona pasqua di resurrezione!