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Non ne ha mai fatto cenno ad alcuno. Neanche una parola. Così per tutti è stata una sorpresa. Quando è morta, i suoi cari hanno ricevuto un breve scritto: «Per il mio funerale non voglio i fiori. L’equivalente del prezzo delle corone donatelo al CSJ Missioni».
Suor Giuseppina ha così voluto trasformare il suo passaggio a un’altra vita in un’occasione di solidarietà. In realtà, a ben pensarci, tutta la sua vita è stata vissuta all’insegna della solidarietà. Marchigiana di Pesaro, classe 1926, la suora si è spesa tra due impegni: la vita religosa come suora di San Giuseppe di Chambery e quella di infermiera professionale e, poi, caposala.
«Ha vissuto in diverse comunità (Ceprano, Ancona, Veroli, Ferentino, Mazara del Vallo) – ricordano le consorelle – impegnandosi sempre con grande zelo missionario e facendo bene ogni cosa. Gli ultimi anni li ha trascorsi nell’infermeria di Roma dove si è presa cura delle suore ammalate.
Quando, all’età di 93 anni, ha chiuso gli occhi per l’ultima volta, il fratello e il nipote hanno ricevuto una lettera che suor Giuseppina aveva inviato loro. Con una bella e antica calligrafia c’era scritto che, dopo la sua morte, non desiderava ricevere fiori, ma l’equivalente avrebbe dovuto essere inviato a sostegno delle ragazze del St Joseph Hostel Mateka, in Tanzania.
«Dopo il funerale – spiegano le consorelle -, i parenti ci hanno consegnato 300 euro che noi impiegheremo per il progetto tanzaniano. Il vero significato di questo gesto non sta nell’ammontare della somma, ma nel desiderio di compiere un gesto di solidarietà che sconfiggesse la stessa morte. Un gesto che ci ha commosso».