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Sr Mariaelena Aceti, Consigliera Generale delle Suore di San Giuseppe di Chambéry e fondatrice del CSJ Missioni, ha trascorso lo scorso mese di ottobre in Tanzania, per visitare le comunità missionarie, verificare lo stato dei progetti e portare a casa tante nuove iniziative di solidarietà.
Ci ha raccontato qualcosa del suo viaggio.
Come è stato viaggiare in Tanzania durante la pandemia?
Sono partita da Roma con grande apprensione a causa dei pochi voli e della situazione determinata dal Covid-19. Non c’era chiarezza nemmeno da parte delle compagnie aeree. Mai fatto un viaggio così:sulla Qatar Airways eravamo meno di 30 persone nel volo Fiumicino-Doha. Sono partita bardata come un’astronauta, con mascherina e visiera. Arrivata allo scalo di Doha, che solitamente è un crocevia, lo scenario era spettrale! Mi muovevo con questo piccolo gruppo di passeggeri in un aeroporto deserto. Sul volo da Doha a Dar es Salaam, invece, c’erano più persone, compresi due texani che continuavano a non rispettare il richiamo di mantenere la mascherina. Arrivata a Dar es Salaam, la gente mi guardava come se fossi un alieno. Lì nessuno aveva la mascherina, ed io ero ancora bardata come un astronauta. Questo mi ha fatto capire che il corona virus ha lasciato la Tanzania da tempo. Ho vissuto con grande serenità le 3 settimane di permanenza, così come il viaggio di ritorno.
Prima tappa del viaggio.
Insieme a sr Josiane, che mi è venuta a prendere a Dar es Salaam, abbiamo partecipato alla Conferenza delle religiose e incontrato la Congregazione delle Suore di San Giuseppe di Annecy, per approfondire alcuni punti sulla formazione iniziale. È stato interessante conoscere l’organizzazione della chiesa locale. Ho scoperto che in Tanzania ci sono 34 diocesi: alcune diocesi hanno molte presenze religiose, altre, invece, hanno una presenza scarsissima, si tratta di aree non raggiunte dalle infrastrutture, dove la vita è notevolmente diversa, come le diocesi di Lindi, Ifakare e Sumbawanga, zone molto povere del paese e non urbanizzate.
Con l’autobus abbiamo percorso la costa, passando per Lindi e Msasi, ricchissima di alberi di anacardi. Lo stesso autobus quando attraversa il paese dall’interno, passa per Njombe - zona bellissima di coltivazioni di Thè-, Iringa, Morogoro e il Mikumi National Park.
Ho trascorso i primi dieci giorni nel territorio della parrocchia di Msalaba Mkuu, che si trova nel villaggio di Nambehe. È in questo territorio che sono attivi i progetti della Scuola Agricola Mahinya e dell’asilo Chekachea.
Abbiamo anche fatto visita alle donne della cooperativa Mkomanile Craft, che sta vivendo un momento di grossa crisi, infatti, sono state bloccate, a causa del covid, tutte le commesse dall’Italia. Le donne non lavoravano da mesi e le abbiamo trovate in grande difficoltà. Abbiamo così commissionato loro la realizzazione di 90 borse per il CSJ Missioni, una boccata d’aria per le loro famiglie. Alcune di loro ci hanno detto che grazie ai soldi di questa commissione avrebbero potuto acquistare i semi e così assicurarsi il raccolto per la prossima stagione.
In quella zona abbiamo visitato il Centro Salute di Msindo, mi è stato illustrato come lavorano, come vengono accolti i pazienti, e presentato il progetto della costruzione di un'ala chirurgica. Il centro è stato realizzato grazie ad un finanziamento iniziale del COPE , il personale è stipendiato dal governo, ma non ha attrezzature. La popolazione si è autotassata per costruire la sala chirurgica, soprattutto per appendiciti acute, parti, incidenti e altre urgenze. La popolazione ha anche realizzato i mattoni e offerto manodopera volontaria. Per farvi capire, i collegamenti territoriali, le donne della cooperativa Mkomanile Craft partoriscono a Msindo.
Seconda tappa del viaggio.
Poi mi sono spostata a Songea, dove, oltre al tempo trascorso con le suore della comunità, ho visitato le scuole delle nostre studentesse e incontrato loro personalmente.
Quali progetti per il CSJ Missioni da questo viaggio?
Tanti! Ho presentato diversi progetti al comitato del CSJ Missioni, che li ha accolti con grande generosità.
Primo fra tutti quello che presenteremo per la Campagna Natalizia 2020, ovvero borse di studio per le giovani più brillanti che hanno diritto ad accedere all’università. Abbiamo deciso di accompagnarle fino alla laurea, perché ci siamo resi conto che fermarsi alla maturità significherebbe vanificare ogni sforzo. Perché il cammino di empowerment sia completo occorre permettere loro di acquisire delle competenze professionali specializzate e, così, un sicuro accesso al mondo del lavoro. Questo investimento riguarda non solo le singole ragazze ma le loro famiglie e, alla lunga, i loro villaggi.
Crediamo che formare persone all’autonomia sia il vero passaggio per rendere autonomi i villaggi e l’intero Paese.
Puoi dirci qualcosa sugli altri progetti?
Non voglio anticiparvi nulla, vi chiedo piuttosto di rimanere connessi ai nostri canali social Facebook, Twitter e Telegram e al nostro sito, per non fermare la solidarietà.